Il filosofo di campagna, libretto, Venezia, Fenzo, 1754

 (La fo da bravo e tremo
370da capo a piè). Che spetti?
 BARONE
 (Qualcun giungesse). Senti...
 CONTE
                                                       All’armi, all’armi.
 BARONE
 (S’acquisti tempo almen). Quel tuo spadone
 di misura non è.
 CONTE
                                 Si spunti. Allora
 più scusa non avrai.
 BARONE
375Che scusa ad un par mio...
 Difenditi.
 CONTE
                      (Qui s’imbroglia l’affare).
 BARONE
 Son cavaliere e voglio
 il mio onor vendicare.
 CONTE
                                           Hai risoluto?
 BARONE
 Di battermi.
 CONTE
                          Ma pensa.
380(Sul puntiglio l’ho messo).
 BARONE
 Pensato ho tutto.
 CONTE
                                  Dunque?
 BARONE
 Non più discorsi. All’armi.
 CONTE
 Prima ciascun di noi giuri le leggi
 del duello serbar. Madama poi
385ottenga il vincitor. (E qui fra tanto (Da sé)
 alcun non giunge).
 BARONE
                                     A che si tarda mai?
 CONTE
 Difenditi.
 BARONE
                      Son pronto,
 all’armi.
 CONTE
                   All’armi. (Si battono)
 
 MADAMA da mora in abito di guerriera
 
 MADAMA
                                      Ahimè!
 Non son più a tempo.
 BARONE
                                          Renditi
390fellon.
 MADAMA
               Olà, deponete le spade.
 BARONE, CONTE A DUE
 Che vuoi? Che ci entri?
 MADAMA
 Sospendete, vi dico.
 BARONE, CONTE A DUE
 Tu minacci? Se non fossi donna...
 MADAMA
 (Non mi han riconosciuta in questa spoglia). (Con placidezza)
395Qual rabbia il cor v’accende? A tal cimento
 chi vi ridusse mai?
 BARONE
 (Or si può far da sgherro).
 Vada pe’ fatti sui, chi ti condusse
 le nostre a disturbar gare d’onore.
400Lascia ch’i torti miei...
 MADAMA
 Finiscela una volta, se non vuoi
 che questo ferro...
 BARONE
                                    Come... (Con disprezzo)
 Giuro al ciel...
 CONTE
                             (Più di me trema). Permetta (Con spirito)
 che punisca un tanto orgoglio.
 MADAMA
                                                         Si deve
405al braccio mio.
 BARONE
                              (Male). Ma tu signora...
 MADAMA
 Deponi quell’acciaro.
 CONTE
 Su via che spetti. Insanguinar la spada
 d’una donna nel sen, no, non vi trovo
 l’onor di cavalier. Quel sesso imbelle
410con armi si combatte assai diverse,
 doni, pianti, sospiri...
 MADAMA
 Che modo di parlar? Altro linguaggio
 se non usi con me farò pentirti.
 BARONE
 Eh per pietà signora,
415plachi lo sdegno e scusi
 la sua semplicità, ch’è scemarello.
 CONTE
 Chi io?
 BARONE
                 Sì. Taci. (Piano)
 CONTE
                                  Che taci? (Parlando tra di loro altergando)
 Sei tu senza cervello.
 MADAMA
                                         (Oh che commedia).
 CONTE
 Non so chi m’arresta.
 MADAMA
420(Chi non li conoscesse...)
 CONTE
 Quasi mi manca il fiato...
 MADAMA
 (Per me che giorno è questo
 di contento e piacer. A queste vesti
 quanto deve il mio cor).
 BARONE
                                              In che scompiglio (Tra di loro)
425questa donna ci ha messi.
 CONTE
 Son diavoli tutte.
 MADAMA
 Qui che concludo... Sì, non mi dispiace. (Pensosa)
 Ci vuol giudizio. All’arte, uno di essi
 voglio ingaggiar e voglio
430non perder l’altro. In queste
 mentite spoglie, ancor essi non sanno
 qual io mi sia. Tutto sperar mi giova.
 La fortuna ho con me. Dunque alla prova.
 Ebben son terminate
435le differenze vostre?
 BARONE
                                        Abbiamo concluso
 di rimetterci affatto al tuo giudizio.
 CONTE
 Tu delle nostre gare
 il giudice sarai.
 BARONE
                               L’offese, i torti...
 MADAMA
 Avrò tutto presente
440perché restin fra lor spente le liti
 e sian dal vostro cor gl’odi sbanditi.
 
    Ritornerà la calma
 all’agitato core,
 ad albergar nell’alma
445la pace tornerà.
 
    In dolce amor lo sdegno
 si cambierà nel petto,
 la gioia ed il diletto
 solo vi regnerà.
 
 BARONE
450(Respiro alquanto). Amabile signora...
 CONTE
 Generosa guerriera...
 BARONE
                                          Io debbo il primo
 i miei torri narrar. (Con sdegno)
 CONTE
                                      A me compete
 per nobiltà la precedenza.
 BARONE
                                                  Come
 non sai di quanti gradi...
 MADAMA
                                                Che pazienza.
455Si comincia da capo. Deh tacete.
 Delle vostre contese
 la ragion vi dirò, se m’ascoltate.
 BARONE
 Che, la sapete?
 CONTE
                               Fosse spiritata?
 MADAMA
 Fin da fanciulla appresi
460l’arte d’indovinar. Dotto maestro
 a calcolar li moti,
 a comprender gl’influssi
 delle sfere e degli astri
 m’insegnò lungamente. Avida poi
465di veder altro mondo
 l’Etiopia abbandono, passando in Lenno,
 l’armi apprendo a trattar, lascio quel luogo,
 ne vengo peregrina
 a sì nobil città. Nel primo incontro
470vi ritrovo in duello,
 l’amor, le gelosie, li tradimenti
 vi leggo in viso...
 CONTE
                                 È vero.
 Mi tradì quell’ingrata.
 BARONE
 Quell’infedele lusingando mi chiama
475il suo ben, il suo amor, finge sventure,
 smania, trema. paventa e mi delude.
 Nel credenzon di casa alfin mi chiude.
 
    Questa barbara mercede
 l’empia rende all’amor mio,
480dove mai s’intese. oh dio!
 sconoscenza più crudel.
 
    Machinar sì reo disegno
 per schernir gl’affetti miei
 e soffrir potete, oh dei!
485quella femina crudel.
 
 MADAMA
 E pur t’ama di core.
 Chi sa che meditò. Quanto t’inganni
 se credi a primo aspetto. Un’opra stessa
 è diversa qualor venga mirata
490da vario punto. Il contegno del conte
 ombra non ha di colpa.
 A visitar madama
 va sol per civiltà.
 CONTE
                                  Parla d’amore,
 per suo sposo mi chiede...
 BARONE
495Barbara, e tu potesti
 ingannarmi così?
 CONTE
                                   Ti giunge nuovo.
 Innato nelle donne è questo vizio.
 MADAMA
 A tante cede
 simulate finezze
500l’arte con l’arte deludendo.
 CONTE
                                                   Appunto.
 BARONE
 Quanto la gelosia
 fa traveder. Li trasporti miei
 perdona amico.
 MADAMA
                                Lieti
 vivete in pace ed un tenace nodo
505d’amicizia vi stringa.
 Tu della dama il cavalier sarai, (Accennando il conte)
 tu lo sposo felice. (Accennando il barone)
 A DUE
 Benissimo.
 MADAMA
                        Altro non resta
 che sollecito corra
510al tuo bene, al tuo amor. Quanto di pena
 finor soffrì, della contesa gl’urti
 tutti provò quell’alma;
 nel suo sen si pugnava.
 BARONE
 Perché presente oh dei
515qui non è l’idol mio. Sì, a’ piedi sui
 il cor versar vorrei
 disciolto in pianto.
 MADAMA
                                     Or via, non più. Fra poco
 l’abbraccerai sicuro. (Il colpo è fatto).
 BARONE
 Un dì mi sembra ogni momento.
 MADAMA
                                                              Mira (Gli dà l’anello)
520se ti serbò la fede.
 BARONE
 Numi... L’anello mio...
 CONTE
 Quanto è pur vago.
 BARONE
                                      Dove...
 Di me son fuori...
 CONTE
                                   Qual
 metamorfosi mai! ... Oh bell’inganno.
525Ecco signor barone
 la tua sposa diletta.
 Guarda quel volto.
 BARONE
                                     Lascia
 che almen respiri... Lascia...
 CONTE
 Ah per qual via ti volle
530felicitare il cielo.
 BARONE
 No, non resisto o cara
 d’amore alla sorpresa.
 Io manco di piacer.
 MADAMA
                                      Io di contento.
 BARONE
 Ho sospirato assai.
535Dammi la man di sposa.
 MADAMA
 E con essa ti dono anche il mio core.
 CONTE
 Oh che felicità. Sarò dunque io
 di madama Vezzosa il servitore.
 MADAMA
 
    Questo felice giorno
540tutti giulivi e lieti
 venite a festeggiar.
 
 BARONE
 
    Di quel visetto adorno
 tutti scendete o dei
 le glorie a celebrar.
 
 CONTE
 
545   Fa’ dell’invidia scorno,
 delfico eccelso nume,
 la cetra risuonar.
 
 MADAMA
 
    Che grata melodia...
 
 BARONE
 
 Qual armonia soave...
 
 CONTE
 
550Che dolce sinfonia...
 
 A TRE
 
 L’eco d’intorno intorno
 comincia a replicar.
 
 Il fine
 
 
 
 LA FAVOLA DE’ TRE GOBBI
 
    Intermezzo.
    [Venezia, Giovanni Tevernin, 1753]
 
 INTERLOCUTORI
 
 MADAMA VEZZOSA
 IL MARCHESE PARPAGNACCO
 IL CONTE BELLAVITA
 IL BARON MACACCO TARTAGLIA
 
 
 
 Amico lettore,
    la mia benemerita signora nonna, quand’io ero bambino, mi raccontava delle novelle, o siano fole, che in veneziano si dicon fiabe. Fra l’altre mi raccontò parecchie volte quella bellissima de’ tre gobbi che poi mi è sempre restata in mente e che ora ho scelta per argomento del presente intermezzo. Questa novella, o sia fiaba, dovrebb’essere a tutti nota, poiché quasi da tutti si rammemora allora specialmente che, non avendo in pronto materia su cui ragionare, suol dirsi: «Raccontiamoci quella de’ tre gobbi». Ciò nonostante non essendo ella stata in que’ tempi da verun valente uomo a perpetua memoria scritta e registrata, si è quasi smarrita la tradizione, conservata felicemente dalla mia sudetta signora nonna. Vi è chi ha preteso di ravvivarla nelle Novelle arabe ma quella non è la legitima, mentre, molto prima che uscissero alla luce tali novelle, passava per bocca delle donne e dei bambini la favola dei tre gobbi. Mi diceva dunque la buona vecchia così: «Era una volta una certa donna, chiamata Vezzosa, della quale erano innamorati tre gobbi; e così...». Ma che occorre che mi vada faticando a narrarla in prosa, s’ella è già scritta in versi. Chi vuol sapere la favola dei tre gobbi legga il mio intermezzo; e chi non crede che questa sia la vera esca fuori con altra tradizione tanto autentica quanto la mia e mi rimproveri di mendace. Tre gobbi innamorati di una donna! Oh bella favola! Una donna adesca tre uomini! Oh bella istoria!
 
 
 PARTE PRIMA
 
 Camera con due porte.
 
 Madama VEZZOSA con un servitore
 
 MADAMA
 
    Sì lo so, non replicar,
 tutti muoiono per me;
 poverini! Sai perché?
 
    Perch’io sono la Vezzosa,
5tutta grazia e spiritosa.
 Che! Tu ridi? Ignorantaccio!
 Chiedi a tutta la città
 se dich’io la verità.
 
 Per tutte le botteghe
10so che di me si parla,
 per le vie, per le piazze e per le case;
 in ogn’angolo alfin della città
 non si fa che parlar di mia beltà.
 Io però non son pazza;
15non mi fo vaggheggiar per ambizione;
 non cerco cicisbei belli e graziosi
 ma ricchi, di buon core e generosi.
 So che la gioventù passa e non dura,
 onde chi non procura
20per tempo stabilir la sua fortuna
 arriva la vecchiezza
 ed allora può dirsi: «Addio bellezza». (Torna il servo e gli parla piano)
 Come! Chi è! Il marchese Parpagnacco;
 venga, venga, è padrone. (Parte il servo)
25Costui fa il signorone,
 benché nato villan ma non importa;
 in oggi chi ha denaro in quantità
 porta nel suo taschin la nobiltà. (Vien il marchese Parpagnacco)
 PARPAGNACCO
 Riverente m’inchino
30a quella bella grazia
 che di farmi languir non è mai sazia.
 MADAMA
 Io faccio riverenza
 a quei vezzosi rai
 che di farmi penar non cessan mai.
 PARPAGNACCO
35Ah madama Vezzosa,
 siete molto graziosa!
 MADAMA
 Ah Parpagnacco mio,
 siete tutto bellezza e tutto brio!
 PARPAGNACCO
 Non dico per lodarmi
40ma dacché son marchese
 faccio meravigliar tutto il paese.
 Quand’ero alla montagna
 d’essere mi pareva un contadino,
 ora d’esser mi pare un ballarino.
 MADAMA
45Certo che un uomo siete
 veramente ben fatto.
 V’è un certo non so che dietro la schiena;
 ma è una cosa da niente e non dà pena.
 PARPAGNACCO
 Sì, vi dirò il perché, come ricolma
50di pesanti pensieri ho la mia mente
 par che il dorso s’incurvi e non è niente.
 MADAMA
 Niente, niente, signor, lo dico anch’io.
 Anzi grazia gli dà quel monticello
 e poi chi ha del dinaro è sempre bello.
 PARPAGNACCO
55Denar? Voi lo sapete,
 feudi, ville, campagne,
 palazzi, servitù, sedie e carrozze,
 ori, argenti, diamanti e ricche spoglie
 non mi mancano mai. Voi lo sapete,
60io possiedo un tesoro.
 MADAMA
 (Certamente ha costui la gobba d’oro).
 PARPAGNACCO
 Una cosa mi manca.
 MADAMA
                                        E cosa è mai?
 Lei ha feudi e campagne,
 palazzi, servitù, sedie e carrozze,
65ori, argenti, diamanti e ricche spoglie.
 PARPAGNACCO
 Mi manca... lo dirò... una bella moglie.
 MADAMA
 Ritrovarla conviene; una tal donna
 sarà ben fortunata.
 Se la trovi, signore.
 PARPAGNACCO
                                      Io l’ho trovata.
 MADAMA
70E chi è mai? E chi è mai? Sarà sicuro
 giovine, com’è lei, graziosa e bella.
 PARPAGNACCO
 Lo volete saper? Voi siete quella.
 MADAMA
 Io? Da vero! Lo credo! Oh me felice!
 Oh che sorte! Oh che grazia! Oh che contento!
75Quas’impazzir dall’allegria mi sento.
 (Se mi credi, minchion, la sbagli affé.
 Voglio la borsa tua, non voglio te).
 PARPAGNACCO
 Questa vostra allegrezza
 m’empie il cor di dolcezza;
80sudo, smanio e deliro;
 rido per il contento e poi sospiro.
 
    Quegli occhietti belli belli
 m’hanno fatto innamorar;
 quei labretti cari cari
85mi potrebber consolar.
 Quel ch’io vedo e ch’io non vedo
 mi fa sempre sospirar.
 
    Occhi vezzosi,
 labri amorosi,
90via non mi fate
 più delirar.
 
    Di penar son ormai stracco,
 del mio mal chiedo pietà.
 Il marchese Parpagnacco
95di madama ognor sarà.
 
    Sì, vezzosetta,
 cara, caretta,
 non saprei... non vorrei...
 che m’avessi ad ingannar.
 
 MADAMA
100Io ingannarvi, signor? Mi meraviglio,
 in casa mia non vien nessun al mondo;
 io non sono di quelle... Eh faccia grazia,
 dove ha comprato mai quel bel diamante,
 spiritoso e brillante?
105Certamente è un incanto!
 PARPAGNACCO
 Le piace?
 MADAMA
                     Signorsì, mi piace tanto.
 PARPAGNACCO
 Padrona.
 MADAMA
                    Meraviglio.
 PARPAGNACCO
                                           Eh via.
 MADAMA
                                                           No certo.
 PARPAGNACCO
 Mi fa torto.
 MADAMA
                        Ma poi... Non vo’, non vo’.
 PARPAGNACCO
 Eh lo prenda...
 MADAMA
                              Via, via, lo prenderò...
 PARPAGNACCO
110Dunque, mia cara sposa... (Viene il servo)
 MADAMA
                                                   Con licenza,
 il barone Macacco
 mi viene a visitar? Non so che dire,
 farlo indietro tornar non è creanza.
 Venga pur, ch’io l’attendo in questa stanza.
115Oh gioia mia diletta, (Parte il servo)
 son imbrogliata assai. Vien mio fratello,
 uomo senza cervello e assai manesco,
 se vi vede con me voi state fresco.
 PARPAGNACCO
 Dunque che deggio far?
 MADAMA
                                              Io vi consiglio,
120per fuggir il periglio,
 nascondervi colà.
 PARPAGNACCO
                                  Poi, se mi trova?
 MADAMA
 Lasciate far a me.
 Difendervi prometto.
 PARPAGNACCO
 Che mi spiani la gobba io già m’aspetto. (Si ritira in una camera)
 MADAMA
125Vi vuol un po’ d’ingegno
 a far l’amor con questo e con quell’altro
 e vi vuol pronto labbro ed occhio scaltro. (Viene il Macacco)
 MACACCO
 Ma... ma... ma... ma... ma... ma... ma... ma... madama
 vi chie... chiedo perdono.
 MADAMA
130Del barone Macacco io serva sono.
 MACACCO
 Cosa fa... fa... fa... fate?
 MADAMA
 Io sto be... be... be... bene.
 MACACCO
 Non mi co... co... co... co... co... corbellate.
 MADAMA
 Pensi lei; signorsì,
135parl’anch’io qualche volta co... così.
 MACACCO
 Io son inna... na... na... na... na... namorato
 di voi, mia be... be... bella,
 viver non po... po... posso
 senza chia... chia... chia... chia... chiamar aita
140da voi che che che siete la mia vita.
 MADAMA
 (Che ti venga la rabbia.
 Oh che bella figura!
 Questo può dirsi un mostro di natura).
 MACACCO
 Le raga... ga... ga... ga... gazze
145mi co... co... co... corron dietro.
 Vorriano ch’io fo... fo... fo... fo... follemente
 le amassi ma non fa... fa... fanno niente.
 
    Sono ancora raga... gazzo,
 non ci penso un ca... ca... cavolo,
150le ma... mando tutte al diavolo
 queste donne bu... bugiarde
 e maliarde se... senza pietà.
 
    Per voi sola divengo pa... pazzo
 e vi voglio be... be... be... be... bene,
155di ca... ca... ca... ca... cavarmi di pene
 mi farete la ca... carità.
 
 MADAMA
 Caro signor Macacco,
 quando lei fosse sposo,
 sarebbe poi geloso?
 MACACCO
                                       Pe... pensate.
160Vorrei che la mia sposa
 fosse co... co... co... co... co... corteggiata
 e spiritosa chia... chia... chia... chiamata.
 MADAMA
 Non vi saria pericolo
 che gli facesse torto,
165poiché più bel di lei
 che si trovi nel mondo io non saprei.
 MACACCO
 Io sono ben fa... fatto,
 son be... be... be... be... bello in conclusione
 e non son un co... co... co... cornachione.
 MADAMA
170(Che faccia di ca... ca... ca... ca... castrone). (Viene il servo)
 Mi permette? (A Macacco)
 MACACCO
                              Sì sì, signora sì.
 MADAMA
 Oh questa è bella affé.
 Se quest’altro sen vien saranno tre.
 (Sì sì, veng’ancor lui,
175soggezion non mi prendo di costui). (Parte il servo)
 Giacché non è geloso,
 caro signor barone,
 con buona permissione
 un altro cavalier vuol visitarmi,
180onde la prego in libertà lasciarmi.
 MACACCO
 Fa... fa... fa... fa... fate pure,
 so anch’i... ch’io la usanza,
 mi mi mi riti... tiro in questa stanza. (Entra in un’altra camera)
 MADAMA
 Questo sarebbe il caso
185per una cui piacesse
 di vivere al gran mondo.
 Ha la vita piegata e il capo tondo.
 IL CONTE
 Al volto porporino
 di madama graziosa umil m’inchino.
 MADAMA
190Io dalle grazie sue resto stordita
 e riverisco il conte Bellavita.
 IL CONTE
 Di me non vi dolete,
 se tardi mi vedete.
 Sono stato finor da certe dame,
195che vogliono ballar con fondamento,
 a insegnarle di vita il portamento.
 MADAMA
 Già si sa, già si vede;
 la sua vita ben fatta è cosa rara;
 vezzi e grazie da lei ciascuno impara.
 IL CONTE
200Veda, signora mia,
 osservi in cortesia;
 questi due monticelli,
 ch’io tengo uno per parte,
 son fatti con tal arte
205ch’uno coll’altro in equilibrio accorda
 e sembro appunto un ballarin da corda.
 MADAMA
 Non ne dica di più, lo so, lo credo,
 lo capisco, lo vedo.
 Lei è tutto ben fatto;
210lei è tutto gentil. (Lei è un bel matto).
 IL CONTE
 Senta, signora mia, per dir il vero,
 io son un cavagliero
 ameno e disinvolto.
 Se lei mi osserva in volto,
215un certo non so che vi vederà
 che s’accosta di molto alla beltà.
 Circa la grazia poi, non fo per dire,
 osservi la presenza.
 Col piè sempre in cadenza,
220nelle braccia grazioso,
 nel gestir manieroso,
 si può dire ch’io sia cosa compita.
 E poi che serve? Il conte Bellavita.
 
    Veda che garbo,
225veda che brio,
 tutto son io
 grazia e beltà.
 
    Io con le dame
 son tutto amore,
230son l’amorino,
 caro, carino,
 son per le donne
 tutto bontà.
 
    Ma a chi m’offende
235sono terribile,
 con braccio orribile,
 con luci irate
 tiro stoccate
 di qua, di là.
 
240   Fatene stima,
 non mi lasciate,
 se voi bramate
 d’esser felice;
 ognun mi dice
245ch’io sono bello,
 che io sono quello
 che fa l’onore
 della città.
 
 MADAMA
 Non si stia a faticare.
250Sempre meno dirà di quel che appare.
 Ma, se tanto è grazioso,
 sarà anco generoso.
 IL CONTE
                                      E cosa importa?
 Dov’è grazia e beltà,
 non si ricerca generosità.
 MADAMA
255Signor, lei mi perdoni, in questo sbaglia.
 Un amante, ancorché bello e grazioso,
 quando si mostra avaro,
 alla donna non puol esser mai caro.
 IL CONTE
 Dunque con i miei vezzi
260io non posso da voi sperar affetto?
 MADAMA
 Per me vi parlo schietto,
 se mi volete innamorar da buono,
 fate che della borsa io senta il suono.
 IL CONTE
 Sarà dunque un amor interessato.
 MADAMA
265Sarà l’amor che dalle donne è usato.
 IL CONTE
 Parmi di sentir gente.
 MADAMA
                                           Ah dite piano,
 poiché tengo un germano
 ch’è più tosto cervello stravagante;
 se ci sente vorrà far l’arrogante.
 IL CONTE
270Tiriamoci più in qua. Torniamo un poco
 al discorso di prima.
 Per esempio, volendo
 darvi un segno d’amor, quest’orologgio,
 dite, saria opportuno?
 MADAMA
275Ah sì ne ho perso uno
 simile appunto a quello.
 IL CONTE
 Guardate con che grazia io vel presento.
 MADAMA
 Oh che grazia gentil? Siete un portento.
 IL CONTE
 Mi vorrete poi bene?
 MADAMA
                                         Uh tanto, tanto.
 IL CONTE
280Vi piace il volto mio?
 MADAMA
                                         Siete un incanto.
 IL CONTE
 
    Vezzosa gradita.
 Mio dolce tesoro.
 
 MADAMA
 
 Per voi, Bellavita,
 io smanio, io moro.
 
 A DUE
 
285Che dolce contento
 ch’io provo, ch’io sento!
 Che brio! Che beltà!
 
 IL CONTE
 
    Ohimè sento gente.
 
 MADAMA
 
 No no, non è niente;
290sarà mio fratello.
 
 IL CONTE
 
 Ha poco cervello,
 tremar ci farà.
 
 MADAMA
 
    Non tema di nulla;
 stia fermo, stia qua.
 
 PARPAGNACCO
 
295   Padron riverito.
 
 IL CONTE
 
 Son servo obligato.
 
 PARPAGNACCO
 
 È tutto compito. (A madama)
 
 IL CONTE
 
 È assai ben creato. (A madama)
 
 MADAMA
 
 Sorella gli sono,
300spiacermi non sa.
 
 PARPAGNACCO, IL CONTE
 
    (Fratello più buono
 di lui non si dà).
 
 MADAMA
 
    Per fino ch’ei parte,
 celatevi là. (Piano a Parpagnacco)
 
 PARPAGNACCO
 
305È troppa bontà.
 
 MADAMA
 
    Andate in disparte,
 che poi partirà. (Piano al conte)
 
 IL CONTE
 
 È troppa bontà.
 
 PARPAGNACCO
 
    Gli son servitore,
310ma con libertà. (Si ritirano)
 
 MADAMA
 
    Oh questa sì ch’è bella!
 M’hanno creduto affé.
 
 MACACCO
 
    Non c’è più più nessuno,
 to... to... to... tocca a me.
 
 MADAMA
 
315   E questo bel Macacco
 da me cosa vorrà?
 
 MACACCO
 
    Mia ca... ca... ca... ca... cara.
 
 MADAMA
 
 Mio be... be... be... be... bello.
 
 A DUE
 
 Son qua qua qua qua qua.
 
 PARPAGNACCO, IL CONTE
 
320   Un altro suo fratello
 codesto ancor sarà?
 
 MADAMA
 
    Or sono nell’imbroglio,
 non so cosa sarà.
 
 MACACCO
 
 Son qua qua qua qua qua.
 
 PARPAGNACCO, IL CONTE
 
325   Eh ben quanti fratelli
 avete, mia signora?
 
 MADAMA
 
 Padroni cari e belli,
 io non glielo so dir.
 
 PARPAGNACCO
 
    Voi siete menzogniera.
 
 IL CONTE
 
330Voi siete lusinghiera.
 
 A DUE
 
 Scoperta siete già.
 
 MADAMA
 
    Andate, che vi mando,
 andate via di qua.
 
 MACACCO
 
 Co... cosa mai sarà.
 
 A QUATTRO
 
335   Che razza maledetta,
 che rabbia che mi fa.
 
 Fine della parte prima
 
 
 PARTE SECONDA
 
 Giardino.
 
 Il marchese PARPAGNACCO da una parte, il conte BELLAVITA dall’altra
 
 PARPAGNACCO
 
    Corpo di Bacco!
 Son Parpagnacco.
 
 IL CONTE
 
 Femina ardita,
340son Bellavita.
 
 A DUE
 
 Le mie vendette
 teco vo’ far.
 Ecco il rivale, lo voglio sfidar.
 
 IL CONTE
 
    Ponete mano.
 
 PARPAGNACCO
 
345Fuori la spada.
 
 A DUE
 
 Brutto villano, ti voglio scannar.
 
    Alto, ferma, tira, vieni.
 Oh che poltrone,
 non sa tirar! (Viene il baron Macacco)
 
 MACACCO
350Co... co... co... cosa fate?
 PARPAGNACCO
 Lasciatelo ammazzar.
 IL CONTE
                                          Non mi tenete.
 MACACCO
 Ama... ma... ma... ma... ma... ma...
 ma... mazzatevi pur quanto volete.
 PARPAGNACCO
 Ma tu pur sei rivale.
 IL CONTE
355Tu pur Vezzosa adori.
 IL CONTE, PARPAGNACCO
 Voglio cavarti il cor; cedila o mori.
 MACACCO
 No no no, ca... ca... ca... cari fratelli,
 ve la ce... ce... ce... cedo;
 non voglio andar per quelle luci belle
360a farmi bu... bu... bu... bucar la pelle.
 IL CONTE
 Ehi tiratevi in qua,
 ditem’in confidenza,
 siete voi di Vezzosa innamorato?
 MACACCO
 So... sono e non so... sono;
365ma io son buo... buono;
 non ho ge... gelosia
 e ho gusto d’ama... mare in compagnia.
 PARPAGNACCO
 Eh ehm, signor barone,
 una parola in grazia.
 MACACCO
                                        Ve... ve... vegno.
 PARPAGNACCO
370Amate veramente
 voi pure la Vezzosa?
 MACACCO
 Vi dirò una co... cosa,
 l’amo anch’i... ch’i... ch’i... ch’io
 ma di voi non pre... prendo soggezione,
375io sono un buon co... co... co... compagnone.
 IL CONTE
 Venite qua, sentite,
 di voi poco m’importa.
 Mi basta che colui vada in malora.
 MACACCO
 Lascia... scia... scia... sciate
380fa... fa... fa... fare a me.
 PARPAGNACCO
                                            Caro Macacco,
 non ho finito ancor.
 MACACCO
                                       La la va lunga.
 PARPAGNACCO
 Io di voi son contento.
 Non vorrei che colui venisse qui.
 MACACCO
 Sì sì sì sì sì sì sì sì sì sì.
 IL CONTE
385Un poco di creanza, padron mio, (A Parpagnacco)
 voglio parlar anch’io.
 PARPAGNACCO
 Quest’azione non è da cavaliero.
 MACACCO
 Ma mi mi son venuti
 in cu... cu... cu... cu... cupola da vero.
 IL CONTE
 
390   Vi prego di core (A Macacco)
 di farmi un favore.
 Parlate a madama,
 pregate per me.
 
    Eh bene! Che c’è? (A Parpagnacco che ascolta)
395Che bella creanza!
 Sentite, direte
 ch’io l’amo e l’adoro,
 ch’ell’è il mio tesoro,
 che andarle vorrei
400a far riverenza.
 Ma che impertinenza! (A Parpagnacco)
 Tiratev’in là.
 M’avete capito? (A Macacco)
 T’aspetto poi qua.
 
405   Potete anche dirle
 la gran differenza
 che passa e che v’è
 tra quello e fra me.
 Io son tutto grazia;
410di lui malagrazia
 maggior non si dà.
 Un po’ di creanza, (A Parpagnacco)
 tiratev’in là.
 
 MACACCO
 Su... subito va... vado.
 PARPAGNACCO
415Sentite ancora me.
 MACACCO
                                     Non po... po... posso.
 PARPAGNACCO
 Un galantuom s’ascolta.
 MACACCO
 Pa... pa... pa... parlate un’altra volta.
 PARPAGNACCO
 Una sola parola e poi andate.
 MACACCO
 V’ho inte... te... te... te... teso
420se... senza che che che che che parlate.
 
    V’ho ca... ca... ca... ca... capito. (A Parpagnacco)
 Pa... pa... pa... parlerò.
 Voi sarete se... servito. (Al conte)
 Il mezzan vi fa... farò;
 
425   son di buon co... co... co... core,
 l’accialin vi ba... ba... ba...
 ba... ba... ba... ba... batterò. (Parte)
 
 IL CONTE
 Veramente voi siete il bel soggetto.
 PARPAGNACCO
 Oh che gentile aspetto!
430Che amabile figura!
 IL CONTE
 Che gran caricatura!
 PARPAGNACCO
                                        Ah gobbo!
 IL CONTE
                                                             Ah monte!
 Oh che caro marchese!
 PARPAGNACCO
                                            Oh che bel conte!
 IL CONTE
 Che sì, che il mio bastone
 ti rompe quel gobbone.
 PARPAGNACCO
435Che sì, che sì, che con un temperino
 ti taglio quel gobbino.
 IL CONTE
 Timore non ho!
 PARPAGNACCO
                                Non ho paura.
 IL CONTE
 Faccia di bernardon.
 PARPAGNACCO
                                         Brutta figura. (Viene madama vestita alla veneziana)
 MADAMA
 Ola, ola, fermeve,
440cossa diavolo feu?
 Dixé, cossa gh’aveu?
 Se ve dixé più robba,
 la stizza ve farà crescer la gobba.
 PARPAGNACCO
 Veneziana gentil, chi siete voi?
 IL CONTE
445Cercate voi di me?
 MADAMA
 Domando tutti do. Son vegnua qua
 per parte de madama, mia parona,
 a farve riverenza
 e a dirve do parole in confidenza.
 PARPAGNACCO
450Dite, dite.
 IL CONTE
                      Parlate.
 PARPAGNACCO
 V’ascolto con diletto.
 IL CONTE
 Mi balza il cor per l’allegria nel petto.
 MADAMA
 La sa che tutti do sé innamorai
 per ela spasemai.
455Anca ela la dixe
 che sé le so raixe,
 la ve vuol tutti do per so morosi
 ma ghe despiase assae che sié zelosi.
 Savé che zelosia
460dal mondo xe bandia,
 no la se usa più. Nualtre donne
 savé che la volemo a nostro modo.
 Chi ne sa segondar
 qualcossa pol sperar.